Viaggio nelle tenebre del cuore

Testo di Giovanna Carlotta Intra

“[…] Quando ero un ragazzino avevo la passione delle carte geografiche. Potevo stare delle ore a contemplare  l’America del Sud, l’Africa, o l’Australia, e perdermi nelle glorie dell’esplorazione. A quei tempi  c’erano parecchi spazi vuoti sulla terra […] Però ne era rimasto ancora uno, il più vasto e il più vuoto, per così dire, per il quale provavo una autentica brama. E’ vero, a quell’epoca non era già più uno spazio vuoto. Era andato riempiendosi, dalla mia fanciullezza, di fiumi, laghi e nomi. Ha cessato di essere uno spazio vuoto di delizioso mistero, uno spazio bianco da far riempire ai sogni di gloria di un ragazzo. Era diventato un cuore di tenebra. […] da J. Conrad, Heart of Darkness (Cuore di tenebra).

Inizia così il racconto di Charlie Marlow, protagonista di Cuore di Tenebra (1899), l’opera più famosa di Joseph Conrad, un classico della letteratura del XIX secolo. La vicenda è il racconto del suo viaggio in Africa,  lungo il corso del fiume Congo, alla ricerca di Kurtz, un agente della “Grande Compagnia di Civilizzazione”, di cui si è persa ogni traccia. E’ un opera che troppo spesso la critica ha voluto ricondurre al filone di letteratura “marinaresca” e “avventurosa”, inserendola nel grande albero genealogico di cui fanno parte storie di bucanieri e pirati, le relazioni di viaggio di Cook, i libri di Defoe, Melville, fino a Kipling e Stevenson, avventure in terra straniera, negli scenari esotici delle nuove colonie delle Indie Occidentali o del Mar dei Carabi, spesso vissute in prima persona dagli scrittori oppure ispirate dalle vite di intrepidi marinai.

Lo stesso Conrad passò buona parte della sua vita in movimento. Nato in Polonia nel 1857 con il nome di Józef Teodor Konrad Korzeniowski (otterrà la cittadinanza britannica solo nel 1886),fu  presto costretto a seguire i genitori esiliati in Russia. Rimase orfano a soli 13 anni e venne affidato alle cure dello zio materno che diverrà suo istruttore e con cui compirà i primi viaggi. Lettore avido e precoce, appassionato di avventure di mare, a 17 anni, vinte le resistenze dello zio, realizzò il suo sogno imbarcandosi su un veliero francese diretto in Martinica e iniziò a girare il mondo. Solo nel 1894 abbandonò per sempre il mare per dedicarsi alla scrittura. Visse una vita avventurosa, lavorando su imbarcazioni per le più svariate destinazioni quali Martinica, Borneo, Mediterraneo, Australia e Africa, fu  coinvolto in commercio di armi e cospirazionj politiche, visse da bohémien, sperperando i suoi soldi al gioco. L’idea per Cuore di Tenebra nacque infatti dal desiderio di visitare l’Africa, sogno realizzato nel 1889 quando divenne capitano di un vaporetto diretto nel Congo Belga. Tuttavia, l’esperienza traumatica, raccolta poi in Congo Diary (diario in cui egli annotava notizie e impressioni di viaggio), non sarà solo la materia principale del romanzo, ma influenzerà in modo decisivo tutta la sua produzione successiva, nonché la sua visione della natura umana, facendo della sua opera qualcosa non più classificabile come semplice letteratura “di mare”.

Sin dalle prime pagine si ha l’impressione che il viaggio del protagonista sarà nefasto, idea man mano rinforzata dalle impressioni che Marlow ha della foresta in cui sta per inoltrarsi, un “deserto abbandonato da Dio”, una terra intrisa di violenza, degrado e morte, su cui grava una “presenza”, tanto silenziosa quanto reale. Non a caso il fiume è visto come uno yellow snake, un serpente giallo come gialla e insana sarà la carnagione del protagonista al termine del suo viaggio, il colore della febbre (lo stesso Conrad contrasse in Africa una malattia che lo afflisse per il resto della sua vita).

Lungo lo snodarsi del fiume Marlow ha modo.. non solo con un ambiente che non ha nulla di romanticamente esotico, ma di rendersi conto delle barbarie commesse dai coloni europei sugli indigeni ormai ridotti in schiavitù, dell’ipocrisia degli ideali di civiltà e sviluppo dietro cui si nascondono sopraffazione e avidità di denaro. Un viaggio quindi di denuncia di questi falsi idealismi e della traumatica rivelazione dell’orrore dello sfruttamento di cui lo stesso Conrad fu diretto testimone già dai tempi dei suoi viaggi in Borneo. Il sogno del bambino di esplorare misteriose e affascinanti terre lontane viene brutalmente infranto da questa scoperta.

Sarebbe però limitativo considerare l’opera come una versione romanzata di un’esperienza autobiografica. La vicenda narra sì di un viaggio in Africa, ma da intendersi a più livelli. Si può parlare innanzitutto di quest, di viaggio di ricerca, che poi è il motivo per il quale Marlow intraprende questo viaggio: la ricerca di Kurtz. Giunto qui tempo addietro con il preciso incarico di stendere un rapporto sulla popolazione locale per poterne poi sopprimere i costumi selvaggi, egli cede alla libidine del potere e della ricchezza, sottomette gli indigeni ed inizia a farsi adorare come un dio. La sua stazione diviene la più grande fornitrice di avorio della Compagnia, ma solo grazie alle barbarie perpetrate. Il fiume Congo si trasforma in un fiume infernale attraverso cui Marlow raggiunge la “città sepolcrale” che Kurtz ha creato nel cuore della foresta, un viaggio introspettivo che lo porta a scavare nel profondo dell’oscurità del proprio animo. Affascinato da questa ambigua e misteriosa figura, il protagonista forse vi scorge il suo doppio, quello che anche lui vorrebbe essere. Ma Kurtz è ormai il fantasma di ciò che un tempo era un uomo colto, dalle spiccate doti oratorie ed artistiche; è il Lucifero decaduto, il Faust che ha venduto l’anima al diavolo, ora prigioniero della parte più oscura di sé. Sopraffatto dalla solitudine e perso ogni segno di civiltà, non sopravviverà al tentativo di Marlow di riportarlo indietro.

Il protagonista potrà sfuggire ad una simile fine solo grazie alla presa di coscienza di sé, capendo che questo male, ciò che ha portato Kurtz alla follia, non è altro che l’avidità di ricchezza, male che appartiene all’Occidente del mondo di cui lui stesso fa parte, e di cui è potenziale vittima. Il viaggio in questa terra ostile, oscura, è anche un viaggio a ritroso nel tempo, fino al raggiungimento degli stadi primordiali dell’uomo, della pura animalità e istinti primitivi, dove è negato ogni senso di umanità, un mondo che però non è l’Africa, ma la vera natura dell’Occedente, ipocritamente mascherata con ideali di progresso.  Non  a caso il percorso è circolare: il racconto inizia e termina a Londra, la capitale dell’Impero “civilizzato”, ora avvolta essa stessa da nuvole che sembrano il “[…] cuore di una immensa oscurità”.

Conrad diviene esploratore dell’animo umano, e come scrisse Agostino Lombardo in suo saggio, […] il mondo morale è in effetti il centro vero e la ragione della sua arte […].

Egli che girò il mondo per buona parte della sua vita, è nell’animo umano che trova la forza delle sue opere, è attraverso la lettura che compie i primi “viaggi”, cercando forse una via di fuga dalla triste infanzia polacca, è nella scrittura che cerca conforto dalla solitudine del suo personale cuore di tenebra.

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